Contro ogni previsione. Con il cuore prima che con le gambe.
Filippo Conca è il nuovo Campione Italiano su Strada.
Anche se qui si parla di Mountainbike, la notizia non poteva passare inosservata su MTBonline.it.
Una vittoria, ma anche un messaggio dedicato a chi non vuole mai mollare, a chi ha la forza di volontà di crederci sempre, a chi ama il ciclismo, quello vero, quello genuino, quello autentico.
Dedicato a Filippo Conca.
Ventisei anni, un passato recente da professionista nel World Tour, poi il buio.
Senza squadra, senza contratto, con una scelta dura da affrontare: mollare tutto o continuare. Ha scelto la seconda.
Nonostante infortuni, cadute e delusioni. Ha scelto di crederci ancora.
E il ciclismo, quello vero, oggi lo celebra.
A Gorizia, su quel pavé finale che sembrava il sipario di una favola impossibile, Filippo ha scritto una pagina che parla di resilienza, dignità, e determinazione.
Non era il più forte. Non era il favorito. Ma ha stretto i denti.
Ha guardato la ruota davanti e ha detto: "questa è la mia occasione, questa è la mia vita".
Accanto a lui, una squadra che ha lo spirito giusto: lo Swatt Club, realtà semi-amatoriale nata da un blog, che ha piazzato due uomini nei primi cinque.
Gente come Mattia Gaffuri, fondamentale nel finale, e Lorenzo Ginestra e Francesco Carollo, in fuga fin dall’inizio. In ammiraglia, Giorgione Brambilla, che ha creduto nel progetto quando tutto sembrava perduto.
Questa non è solo la vittoria di Filippo. È la vittoria di un'idea diversa di ciclismo.
Quella che non brucia talenti a 19 anni, che lascia spazio agli uomini per diventare atleti. Che non getta via i corridori come fossero materiale scaduto. Conca aveva solo 26 anni. Ma per molti era già “fuori dal sistema”.
E invece no. Ha dimostrato che il ciclismo ha ancora un’anima. Che c'è spazio per chi ha passione, per chi cade e si rialza, per chi sogna quando tutti gli altri smettono di guardare.
Filippo ha vinto per sé, ma anche per tutti quei ragazzi che oggi pedalano nel silenzio, lontano dai riflettori, ma con lo stesso fuoco dentro.
A ottobre era senza squadra.
Dopo anni passati ad aiutare gli altri, nessuno gli ha dato una nuova chance.
Neanche una Continental. Ha toccato il fondo.
Poi, il riscatto. Non si è arreso.
Ha accettato la sfida dello Swatt Club, ha corso gravel, ha avuto infortuni. Ha persino centrato una marmotta in discesa a Livigno.
Eppure ha tenuto duro. Ha aspettato questo giorno per mesi.
Filippo Conca non è solo il nuovo campione italiano.
È il simbolo di ciò che il ciclismo dovrebbe tornare a essere.
Una scuola di vita, non un tritacarne per baby fenomeni.
Un luogo dove si cresce, si sbaglia, si resiste.
Un ambiente in cui si può sognare ancora.
Oggi non è il ciclismo che finisce.
Oggi, se abbiamo il coraggio di capirlo, è il ciclismo che può rinascere.
P.S:
in merito alla foto di copertina: non so di chi sia, ma vale la pena averla pubblicata
